Oristano, lo chef malato di sla e l’odio sui social: “Tanto è inutile che ti dai da fare, in Israele non ci arrivi”

Disattivato da Facebook il profilo di Paolo Palumbo, 21 anni. Il fratello: “Nessuna tolleranza”

CAGLIARI – L’ultimo post sul suo gruppo Facebook non l’ha scritto lui, ma suo fratello. Rosario domenica scorsa ha annunciato uno stacco social per disintossicarsi e “tranquillizzarsi” non dal flusso continuo ma dai messaggi d’odio, dagli auguri di morte e fallimento. Il bersaglio è Paolo Palumbo, chef oristanese di 21 anni, malato di Sla (Sclerosi laterale amiotrofica) da quando ne aveva 17: il più giovane d’Europa.

A fine aprile è stato ammesso al programma di cure sperimentali Brainstorm in Israele, dopo un lungo pressing nazionale con vari scioperi della fame. Vista la giovane età c’è la possibità che la malattia neurodenerativa non solo si fermi ma in parte regredisca. Significa che Paolo, alimentato con un sondino e che comunica con il battito degli occhi grazie a un computer, potrebbe tornare a mangiare, respirare autonomamente, camminare. Ma per seguire il protocollo all’ospedale Hadassah, Gerusalemme ovest, servono 900mila euro. Da allora è partita sul web la raccolta fondi tramite il sito Gofundme.

A lui, alla sua energia e alla lotta per la vita diffusa tramite web e social network si sono rivolti gli strali degli odiatori seriali. Molti messaggi arrivano da parenti di malati come lui: “Tanto muori come morirà mio padre”, e ancora “Tanto è inutile che ti dai da fare, in Israele non ci arrivi”. Spiega Rosario, il fratello tuttofare sempre al suo fianco: “Abbiamo saputo che ci sono delle chat private in cui dei gruppi di persone si divertono ad insultare l’operato di Paolo e si mettono d’accordo per trovare il modo di demolire agli occhi degli altri ogni sua azione”. Nessuna tolleranza per loro, anche sul piano legale: “Ogni atto diffamatorio documentato – scrive – le conseguenze che merita”. E ricorda che lo scopo di Paolo: “È sempre stato quello di portare questa terapia sperimentale in Italia, affinché per lo meno i suoi costi si dimezzino. Infatti, è grazie a lui se è attualmente in discussione l’attuazione del protocollo d’urgenza da parte del Ministero della salute per portare la terapia nel nostro paese in tempi brevi, non grazie a chi millanta di parlare a destra e a manca senza concludere niente”.

L’impegno è arrivato subito, insieme alla malattia: appena due anni fa, il diciannovenne Paolo aveva inventato un tampone per restituire i sapori dei piatti complessi a chi non riesce più a deglutire grazie al progetto “Il gusto della vita”. E quindi ora ancora avanti nonostante tutto, sostenuto dalla famiglia e dai tanti che stanno dalla sua parte, anche su Fb: “Mia madre è morta di Sla nel 2004 ed io ho fatto una donazione per te, circa 10 giorni fa – scrive una donna -. Tu arriverai in Israele e ti sottoporrai a quella cura, per te, per la tua giovane età, per la tua famiglia e per tutti coloro che non ce l’hanno fatta. I soggetti sopra menzionati non meritano alcuna visibilità, ma solo querele e sdegno pubblico!”.

Per Paolo ci sarà ancora la via del fare e del coraggio davanti a quella del disfattismo; raccoglie così l’eredità di un storico paladino sardo ora scomparso: Tore Usala, in prima linea per i diritti dei malati di Sla. A dividerli solo l’età, a unirli la provenienza geografica. E non è un caso, infatti, che la lotta contro la Sla – che di solito colpisce dopo i 60 anni – arrivi dalla Sardegna che detiene il record mondiale di incidenza.

Fonte: https://www.repubblica.it/cronaca/…